La nostra costituzione nasce nel 1948 a seguito della svolta politica del dopo guerra e rappresenta adeguatamente il profondo cambiamento del paese. Il nostro codice penale, è purtroppo, ancora quello del 1930 e prevede la “pena di morte viva”.
In Italia, sembra che una bugia detta tre volte diventi una verità. Così molte persone pensano che la pena dell’ergastolo non esista, quindi è inutile toglierla. Ma se non esiste, perché c’è? Molti non sanno che con questa terribile condanna si raggiunge il confine dell’inesistenza perché la vita non vale più nulla e viene resa peggiore della morte. Si è vero, ogni pena lunga fa male ma la condanna all’ergastolo distrugge totalmente perché ammazza ogni speranza.
In un noto film di successo la protagonista diceva spesso: “Domani sarà un altro giorno e si vedrà”. No! Per gli ergastolani, domani non sarà un altro giorno. Sarà un giorno come quello appena trascorso. E così sarà per l’indomani, il giorno dopo e quello dopo ancora, fino all’ultimo dei loro giorni. Per gli ergastolani, la speranza non è un rimedio alla sofferenza, ma un prolungamento indefinito della sofferenza. Incarcerare una persona per sempre è come toglierle tutto e non lasciarle niente. Con l’ergastolo la vita diventa una malattia, e gli ergastolani non vengono uccisi, peggio vengono lasciati morire. Questa terribile condanna supera i limiti della ragione e fa diventare quegli uomini esclusivamente “corpi parlanti”.
“La rieducazione prevista dall’articolo 27 della costituzione è il cuore della pena, essa vale per tutti i condannati, quindi, anche per gli ergastolani. Che senso ha la rieducazione del condannato se si mantiene la perpetuità della pena? A che fine rieducare un soggetto se non sarà mai più reinserito nella società?”.
ALDO MORO
Lezione alla facoltà di scienze, ROMA:
“ci si può domandare se, in termini di crudeltà, non sia più crudele una pena che consenta la vita privando questa vita di tanta parte del suo contenuto, che non una pena che tronca, sia pure crudelmente, disumanamente, la vita del soggetto e lo libera, perlomeno, con sacrificio della vita del soggetto, da quella mancanza di speranza o quella rassegnazione che è uguale ad abbrutimento, che è la caratteristica della pena perpetua”.
“L’ergastolo è come dire ad una persona ti voglio buttare via, ma io non voglio buttare via nessuno”.
Chiudo questo mio articolo con un piccolo consiglio: “si potrebbe escogitare una condanna all’ergastolo aggravata del prolungamento artificiale della vita.
Se un domani venisse sconfitta la morte, che eterna fregatura per quelli che stanno già scontando una condanna all’ergastolo.”
Michelangelo D.
(Uomo Ombra)
Per contattare la Redazione La Fenice o commentare l’articolo scrivi a [email protected] oppure accedi a Facebook alla pagina la fenice – il giornale dal carcere di ivrea