All’età di anni 3 anni uscivo sempre di casa o alle 10 o alle 15 e trenta, per cercare amici con cui giocare e conoscere le case in cui mi invitavano.
In Marocco si fa quando sei piccolo. Io uscivo per conoscere quello c’è attorno a casa di mio nonno, e così passavano i miei pomeriggi all’insegna delle prime relazioni.. e mi divertivo un sacco, soprattutto la sera. Con il buio giocavamo a nascondino sperando sempre nella “tana libera tutti”. Finché naturalmente un giorno decisi di andare a chiamare un ragazzo che sembrava contento della mia amicizia, a casa però non c’era.. lo incontrai più tardi che mi cercava, non mi disse nulla, mi prese dalla schiena e strinse così forte che pensavo sarei rimasto handicappato. Non lo cercai più. E dire che non avevo fatto nulla di male.., io continuavo a giocare al pomeriggio a calcio in mezzo alla strada e la sera a nascondino..
Svolta … a destra sembra. Ho cinque anni e sono in Italia. Tra le varie feste mi dicono che comincerò anch’io la scuola elementare come tutti gli altri bambini. Nel tempo frammezzo conosco qualche cugino acquisito con cui gioco la domenica e passo i natali. Pochi perché poi mia mamma si separa dall’italiano con cui sta.
Cominciano le elementari e i miei dubbi, le mie paure, sul fatto che avrei trovato qualche razzista (com’è avanti la mia mente) e …. lo trovo!
Quasi tutti, anche perché se l’ottanta percento non vuol darlo a vedere, diciamo il 20 per cento mi incolpava sempre, anche solo per una matita sparita, il restante 80 per cento mi accusava senza prove, povero me, … essere emarginati e bullizzati già in tenera età è una cosa grave.
Però alzo le mani solo una volta per difendere non ricordo chi, e un’altra volta uno, Domenico, è caduto a terra e mentre tutti andiamo per vedere cosa aveva, lui urla quasi a giurare che ero stato io,… io che non lo avevo visto per tutto l’intervallo, ma andiamo avanti, le elementari finiscono e comunque rimaniamo tutti buoni conoscenti, alcuni riusciranno a stabilire amicizie durevoli a Nichelino.
Mi trasferisco a None, dove finalmente mi promettono che potrò visitare più spesso i giardini del paese. A Nichelino avrò visitato tre volte, forse quattro i giardinetti.
Mi accolgono tutti bene, soprattutto le ragazze, ma i maschi furono terribili, la maggior parte, soprattutto quelli del secondo e terzo anno andavano in giro come naziskin, da loro presi solo insulti, prese in giro, ma mai mi offesi, mi dispiaceva per l’atteggiamento ignorante, e per il fatto che saremmo potuti esseri amici, mi stavano simpatici, da lontano…, poi incominciai anch’io a parlarci … nonostante i loro ritorni nel “reich” con le idee, così infatti non si instaurò mai un vero rapporto …
Con le ragazze invece andò direi divinamente. Quelle che avrei voluto baciare le ho baciate, ed era tutto ciò che volevo. Sono state davvero super, non riesco a trovare un termine più grande.
E per fortuna degli amici piano piano li trovai. Con loro non ci litigai mai. Davvero bravi, alla fine quello era un paesino dove tutti si conoscono, c’era solo gente per bene.
Infatti uscendo da None mi invischiai in storie strane, come quella sera che volli passarla a Nichelino, e per puro caso avevo il cellulare di mia mamma, era un Nokia appena uscito, e una delle ragazze mi chiese di farglielo vedere, e io ingenuo glielo feci vedere. Dopo due ore arriva il fidanzato e mi dice che mi sono salvato il numero della sua ragazza sul cellulare. Gli racconto tutta la storia, che lì non avevo numeri miei e che il cellulare è di mia madre, lui mi chiede di vedere il cellulare e scopriamo insieme che effettivamente c’era il numero di questa Valentina, che, a dire la verità non era tra i miei interessi. Mi dice che il giorno dopo ci saremmo dovuti picchiare nello stesso giardino, io non ebbi tanta forza quel giorno e non riuscii a reagire bene … tanto anche se lo picchiavo c’erano i suoi amici dalla sua parte… capite?… queste storie ve le racconto per farvi capire che uno magari i guai non se li cerca.
Non sono un santo, ma come vedete i guai forse vogliono dirmi qualcosa che non capisco nella loro lingua. E ne ho storielle ancora da raccontare … per ora ciao!
Said
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