Salve a tutti. Nel 1984 quando avevo solo 12 anni io lavoravo come operaio edile nell’edilizia e un giorno mi sono detto tra me e me: questo mese con i soldi che prendo mi compro una bella bicicletta. Ovviamente io sapevo già che se toccavo un solo centesimo della mia paga poi dovevo fare i conti con mio Padre e mia Madre, ma a me non interessava! Mi sono detto: tutti i miei amici hanno una bicicletta nuova perciò io adesso me ne compro una, anche usata.
Così a fine mese prendo la mia paga di 10.000 lire al giorno, cioè 250.000 lire al mese e mi compro una Graziella usata, l’ho pagata 20.000 lire. Non vi dico le urla di mio Padre e di mia Madre, ma dopo la bufera esce sempre il sole.
Dal giorno che ho avuto anch’io una bicicletta mi sentivo un’altra persona, mi sentivo realizzato! Non mi mancava più niente, ormai avevo tutto, avevo un mezzo per poter andare ovunque volevo, così tutte le sere dopo una giornata di duro lavoro me ne andavo fuori paese con i miei amici. Andavamo tutte le sere nei paesi limitrofi, i nostri fratelli più grandi ci andavano con le loro macchine e noi invece ci andavamo con le nostre biciclette, eravamo scatenati e non c’era salita che ci facesse paura, anzi nelle salite facevamo a gara a chi arrivava prima e nelle discese non vi dico. Nelle salite io facevo più fatica degli altri perché tutti i miei amici avevano delle biciclette nuove, io invece avevo una Graziella che aveva mille problemi, si sgonfiavano sempre le gomme perché erano consumate e la ruota di dietro andava un po’ storta ma tenevo lo stesso il passo di tutti i miei amici.
Ogni tanto la domenica andavamo al mare a Margherita di Savoia che si trova a circa 40 km di distanza dal mio paese, ma a quei tempi e a quella età 80 km da fare in un giorno andata e ritorno non erano niente, pur di farci un bel tuffo in mare. Non aveva importanza se era estate oppure era d’inverno, noi decidevamo lì sul momento dove andare e partivamo senza calcolare nessun tipo di imprevisto. Mangiare non era proprio un problema, conoscevamo bene tutti i vigneti che si trovavano per la strada e mangiavamo qualsiasi cosa, frutta maturata o ancora acerba! Ci riempivamo le tasche e si ripartiva e ad ogni ruscello che incontravamo per noi era d’obbligo fermarsi e buttarsi dentro, qualcuno anche con tutta la propria bicicletta e io ero tra quelli.
Poi un bel giorno il mondo intero mi cascò addosso! Mi avevano rubato la mia bicicletta. Mi sentivo morire, tutte le cose belle erano diventate brutte, non c’era più niente che mi faceva felice e piangevo come un bambino.
Poi dopo qualche giorno mio Padre capì quanto era importante per me quella bicicletta, anche perché nonostante tutto io andavo a lavorare sei giorni a settimana senza assentarmi mai, la mia bicicletta era esclusivamente un dopo lavoro! Perché come diceva mio Padre prima il dovere e poi il piacere.
Cosi un giorno mio Padre mi portò da un suo amico e mi comprò una bicicletta usata, io scelsi una bellissima 28, non credevo a i miei occhi, adesso avevo “una nuova bicicletta” e che bicicletta! La 28 era più grande delle altre biciclette, e aveva le ruote che erano grandi il doppio della Graziella, della bmx, o di qualsiasi altra bicicletta e questo significava che era anche più veloce. Così poi in automatico ero diventato il più veloce di tutti, quella bicicletta sembrava che andasse da sola, facevo metà sforzo e correvo il doppio.
Peccato che quei tempi si vivano una volta sola.
Saverio C.
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