02.06.1954 -Jack Manetta – 01.05.2014

Mi hai donato la vita, non solo in senso letterario, mi hai regalato emozioni forti ed intense, insegnato infinite cose in miriadi di contesti ed argomenti più variegati, fornito un’educazione giusta ed equilibrata. Mi hai concesso di sbagliare, più e più volte, ma al contempo disciplinandomi con comprensione ed ascolto, al fine di permettermi di comprendere ed imparare dai miei errori per non reiterarne altri… Ma non è andata affatto così: ti ho fatto soffrire profondamente molto di più di quanto mi sarei immaginato, sin da quando ho iniziato ad usare droghe più di 10 anni fa e tu lo sei venuto a sapere, facendoti provare vergogna, delusione infinita e senso di personale inutilità, portandoti addirittura a pensare di toglierti la vita per il senso di fallimento di un padre che aveva sbagliato tutto nei confronti dei proprio figlio.
Ma Tu no, Tu non hai sbagliato proprio nulla, perché la colpa intera è la Mia, Papà. Sono io che ho iniziato a condurre una vita sregolata, sono io che ho scelto di interrompere i primi studi universitari, quelli in cui speravi che diventassi medico o odontoiatra. Ma nonostante tutto non mi hai mai abbandonato, sei sempre stato e rimarrai sempre il mio miglior Amico. Forse, da piccolo, ho provato un forte senso di pressione e di timore nel venire a sapere dalle tue stesse parole che avresti sempre desiderato un figlio “preciso come un orologio svizzero”, mentre sono venuto su male, storto come le case ad Amsterdam. Ti vergogneresti di me se mi vedessi ora, qui, in questo stato. Ti vergogneresti di me per le innumerevoli indicibili cose che ho fatto e detto dopo che sei morto. Ho recato dolore psicologico e fisico persino alle persone a cui volevo e voglio più bene della mia intera vita, ma soprattutto ho quasi totalmente autodistrutto me stesso…
Mi dicevi che ero speciale, che ero un ragazzo con un quoziente intellettivo straordinario e che nella vita avrei potuto davvero fare grandi cose, ma grandi tanto nel bene, quanto nel male ed è evidente e palese dal mio senso dì vergogna, colpa e pentimento che impregna questo foglio, che nella vita ho scelto quasi sempre il male. Non lo so il perché, sto provando a ragionare da tanto tempo, sto seguendo dei percorsi di ricostruzione psicologica interiore e solo ora, a ben 32 anni sono consapevole che era poi davvero così facile fare la scelta giusta nei momenti giusti… Immaturo, ribelle, scontroso, irascibile, credevo di essere maledetto… Ma ero solo un piccolo grande stupido!
Mi sento strano, confuso e sofferente; non trovo veramente le parole giuste da dedicarti oggi, nel giorno preciso del 6° anno dalla tua improvvisa morte provocata da infarto, dopo una beffa impensabile che il destino ha scelto: vederti riprendere da un incidente motociclistico potenzialmente mortale avvenuto a fine marzo del 2014, dopo 5 giorni di rianimazione (in fin di vita), dopo un recupero fisico ed una convalescenza record di un mese, una visita fisiatrica sotto sforzo con referti ufficiali attestanti un quasi totale recupero ed uno stato di salute generate molto buono… Per poi vederti morire sotto i miei stessi occhi, ancora con le contrazioni palpebrali in ospedale alle ore 4:17 del 1° maggio 2014.
Quando qualcuno che ti ha conosciuto mi parla di te, ancora ha gli occhi lucidi o piange addirittura e mi racconta tante cose che non sapevo. Hai lasciato il segno ed un vuoto incolmabile dentro il cuore di centinaia di persone. Eppure eri così semplice, umile e talvolta quasi insicuro di te stesso. Intelligente, poliedrico, capace, nato dalla polvere e perseverante nei tuoi obiettivi, sei riuscito a creare una tua dimensione, nella quale con le tue sole mani e sudore hai piegato la sorte a tuo favore, fuggendo da una vita disperata di strada, di facile preda per la criminalità.
Animo puro, candido, innocente e sempre scherzoso, capace di far sorridere anche le persone più cupe e di farsi voler bene anche dai sassi!
Mi sono rivisto molto spesso le tue foto in cui andavi a cavallo, in moto (almeno 40 ne avrai cambiate nella tua vita), in deltaplano; mi ricordo lo “svezzamento” della velocità che mi hai fatto provare quando avevo soli 5 anni, correndo ad oltre 240 km/h come tuo passeggero in moto; mi ricordo le tante giornate intere passate con casco e tuta sulle nostre selle, sia in strada tra i passi di montagna ed in pista assieme; il viaggio in Scandinavia io e te da soli, migliaia e migliaia di risate e di scherzi; il viaggio in moto in Scozia (a metà tra la follia e l’avventura estrema).
Mi ricordo tutto l’Amore che mi hai donato e lo conservo profondo ed inamovibile come il Bene più Grande e prezioso che ho. Ti chiedo scusa se non sono come mi avresti voluto, ti chiedo scusa per come ho vissuto, ti chiedo scusa per aver incolpato l’evento del tuo decesso, al fine di giustificare in maniera vile gli sbagli futuri che mi hanno portato in carcere. Ma desidero dirti che…
ti ho sempre amato e ti amo tanto Uomo della Strada, come solo un Uomo Onesto si può Amare.

Diego T.

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Autore dell'articolo: feniceadmin