Tutto questo lo devo alla “giustizia”, avevo ragione a non credere in essa

Ciao, mi chiamano Karo, ho avuto un’infanzia felice, ho una sorella più piccola di me di 5 anni.
I miei genitori mi hanno insegnato i valori che un figlio deve avere per affrontare la vita nel migliore modo possibile, con rispetto della famiglia degli altri, essere altruista, onesto, di parola, saper prendere decisioni giuste, essere costante nel lavoro e nell’amore verso la famiglia che in futuro avrei avuto, ciò comporta sacrificio dedizione e educazione.
Tutto trascorso serenamente fino al compimento della scuola dell’obbligo, poi purtroppo i miei genitori decisero dopo 25 anni vissuti a Torino di ritornare in Calabria al loro paese d’origine dove avremmo dovuto avere una vita più agiata e tranquilla e io e mia sorella non essendo maggiorenni abbiamo dovuto trasferirci. Lasciando la vita di città, alla quale ero abituato, non è stato affatto facile inserirmi in quella di un paese che rispecchia una realtà diversa e arretrata per certi versi. Nonostante tutto ho vissuto una buona adolescenza, ho conosciuto una ragazza, alla quale ho voluto bene, non ha vissuto una gioventù come la mia ma io mi sono preso cura di lei e l’ho anche sposata formando una famiglia. Abbiamo avuto due figlie e siamo stati insieme 30 anni.
Lo sappiamo tutti che non è tutto rosa e fiori nei rapporti di coppia e dopo aver vissuto al sud ci siamo trasferiti al nord, in provincia di Torino, per offrirci e offrire alla nostra futura prole istruzione, lavoro e benessere che in meridione non avevano trovato.
L’intenzione che avevamo era quella di lavorare entrambi ma non è andata così, ho lavorato sempre e solo io, anche nei weekend, non facendo ferie e mandandoci invece la mia famiglia, mentre mia moglie non riusciva neanche a lavorare a ore per darmi una mano.

Dopo questa doverosa premessa, affinché chi legge capisca che vita ho potuto condurre, sono riuscito a vivere e a far vivere dignitosamente la mia famiglia con la crisi del 2007 protrattasi quasi fino alla pandemia scatenatasi l’hanno scorso, lavorando in nero e in proprio per 11 anni, litigando spesso con mia moglie che non hai mai voluto aiutarmi neanche nell’educazione delle figlie e nella gestione della casa perché ero io quello che doveva pensare a tutto visto che ho firmato un contratto sposandola, come lei dice …
Inoltre mia moglie con la complicità delle mie figlie, in questi anni d’incertezza economica, mi depredavano di parte dei miei guadagni che io custodivo in casa per motivi di liquidità.
Hanno messo a dura prova la mia pazienza e la mia calma causando litigi violenti ma solo verbali nei loro confronti.
Per questo motivo i Carabinieri sono intervenuti alcune volte a casa perché chiamati in causa da mia moglie a difesa della sua persona e delle mie figlie che si sentivano in pericolo, le forze dell’ordine compilavano i loro verbali constatando che il pericolo non c’è mai stato.
Non ho mai percosso nessun famigliare ma siccome questo aiuto lo richiedeva una donna ( mia moglie) i Carabinieri arrivavano subito, convinti di salvare la moglie dal brutto marito.
Raccolti i verbali, li hanno passati alla Procura che ha agito d’ufficio dichiarando la mia pericolosità sociale, ostativa al 4BIS, allontanandomi dalla mia famiglia per 1 anno e io ho continuato a pagare tutto cioè a mantenerle pur non vivendo più con loro.
Devo dire che da allora ho avuto a che fare con la legge, dalla quale per tutto il corso della mia vita mi sono sempre tenuto alla larga perché sono una persona onesta e perché ho sempre saputo, visto e sentito che la Giustizia Italiana è lacunosa, incoerente, incostante, inefficiente, di parte, incapace d’indagare e di valutare e caso per caso, tende a semplificare e a esagerare le sentenze.
Con me la giustizia c’è andata pesante, privandomi di due anni della mia vita, negando la mia presenza alle mie figlie, la più grande già conviveva ma la più piccola viveva con me e la mia ex, sono il genitore con il quale ha il rapporto più stretto e da quando mi hanno rinchiuso ha patito notevolmente. Lavoravo solo io quindi è venuto a mancare il sostegno economico e un padre di sostegno, e oltretutto nessuno ha pagato il mutuo, le bollette, l’amministratrice, le rate di un finanziamento quindi quando uscirò mi ritroverò senza casa e lavoro, senza euro e con debiti, una condizione difficile dalla quale devo risollevarmi.
Per questo modo di agire da parte di questa “giustizia” io perderò sicuramente la casa destinata alla famiglia, comprata con grande sacrificio e che avrei voluto lasciare alle mie figlie.
Sono intervenute anche le assistenti sociali sempre contattate da mia moglie le quali, tra donne, si sono date man forte, dando la colpa a me di quello che succedeva a casa senza mai convocarmi una volta per sentire la mia versione, per cercare di risolvere i problemi.
Con gli assistenti sociali tutto si è complicato, i problemi si sono inaspriti e la famiglia si è spaccata.
Una figlia è andata a convivere, l’altra ha avuto un anno di dipendenza dal crack, ora per fortuna ne è fuori, ma in questo momento in cui le serve il mio aiuto io sono in carcere impossibilitato a darle il mio sostegno. Potrò esserle vicino fra qualche mese, spero continui ad aspettarmi, lei viene quasi ogni settimana a trovarmi. Divorzierò felicemente da mia moglie allontanando ogni tipo di problema e sarò più vicino alle mie figlie.
Tutto questo lo devo grazie alla “giustizia”, avevo ragione a non credere in essa. Aspetto ancora la camera di consiglio, ormai da un anno dove si potrebbe riconoscere l’errore di esecuzione commesso volontariamente dal PM che mi ha cambiato la sentenza di 2 anni di lavori socialmente utili in 2 anni di carcerazione definitiva con l’accusa di maltrattamenti, mai arrecati, applicando una legge, quella di Salvini, entrata in vigore l’anno dopo alla mia sentenza citandolo per risarcimento, in più mi hanno fatto perdere un lavoro a tempo indeterminato che avrei incominciato 4 giorni dopo l’arresto.
Non pagherebbe lui i danni arrecati ma lo Stato cioè noi.
È INAUDITO, chi sbaglia deve pagare, troppa gente patisce ingiustamente, la riforma della giustizia dovrebbe rivedere e riformare l’intero sistema giudiziario.
Hanno cambiato radicalmente il corso della mia vita e quella dei miei famigliari punendomi per 2 anni rinchiuso dove ho potuto vedere come e quanto il sistema non funziona, come tanti detenuti patiscono abusi e soprusi, come non vengano aiutati nella loro riabilitazione e come sia tutto tempo perso.
RINGRAZIO IL POTERE GIUDIZIARIO CHE MI HA “REGALATO” QUESTA “MAGNIFICA ESPERIENZA”.

KARO

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Autore dell'articolo: feniceadmin