In un ventennio, tra Napoli e provincia, i morti di camorra sono stati più di 3500.Numeri da guerra civile.
Le faide di malavita sono tra i peggiori tra tutti i conflitti del mondo, poiché non sono supportati da ideali, le guerre di camorra sono fatte solo di sangue.
Chi vi partecipa, ammazzando per la camorra, è soltanto un essere incapace di organizzare e basare la propria esistenza sulla dignità e sulla forza, poiché la forza e la dignità non vengono date dall’arma che si impugna e a cui si fa fare fuoco, ma dal coraggio di affrontare il quotidiano.
La guerra di camorra tra Nuova Camorra Organizzata e Nuova Famiglia, dal 1978 al 1990, ha contato oltre un migliaio di morti.
Dal 1980, come in una vera guerra, cominciarono a saltare in aria i negozi, le abitazioni e le automobili di centinaia di persone.
Fu una vera ecatombe. I comuni devastati dalla camorra oggi sono isole deserte dove non c’è stata alcuna evoluzione socio-culturale o economica rispetto ad allora. Vedasi Casal di Principe, Scampia, Aversa, Cesa…
Con le mani dietro la nuca, il vecchio camorrista è steso sulla branda della cella. Il piccolo televisore acceso dà le notizie tramite il telegiornale.
Ascolta senza interesse, un’occhiata alla tv, una al soffitto; “sempre le stesse cose, sempre le stesse notizie, non cambia mai niente?!?” pensa.
Nessuno come lui sa così bene che tutto passa, nella vita. Tutto passa presto. Nessuno più di lui può sapere con che velocità cambiano i destini delle persone e delle cose, come sta passando la sua vita, prima fra tanto fragore, poi il vuoto, ovvero il nulla che, per un uomo come lui, è peggio di una condanna a morte.
Socchiude gli occhi, ma non per dormire. Non dorme mai fino all’alba, ma questo nessuno lo sa.
Non sogna più da tanto tempo, e da più tempo ancora non desidera più nulla.
“Il tempo, che illusione”.
Già, che illusione, quando a scandire le giornate sono i passi dei secondini che portano il pranzo o la cena, o vengono ad aprire la cella per l’ora d’aria.
La vita intorno a te si limita al cigolio di una porta che indica l’arrivo di una guardia, o al rumore di un tavolino trascinato o al mormorio di qualche detenuto della cella a fianco, poi ancora il nulla. Solo i pensieri corrono agitati, balzando velocemente tra il presente ed il passato.
Le scene riprendono vita e con esse i colori, le parole ed i gesti.
Eccolo, il camorrista stanco, invecchiato, con la faccia gonfia ed il tanfo della cella che gli si è attaccato addosso.
La piccola televisione dà la notizia della consegna del “Killer dei 100 giorni”; ad ogni telegiornale regionale vengono mostrate le immagini di repertorio: la sua foto mentre parla attraverso le sbarre, vecchia di almeno 20 anni, riempie lo schermo per un attimo, poi il nulla.
Le notizie, come la vita, sono veloci e passano subito, assieme ai commenti e alle polemiche. Per fortuna anche loro passeranno velocemente, lo so bene. Da parecchio era calato il silenzio sull’indiscusso “Killer dei 100 giorni”.
Lo ha sempre divertito questa frase…
“Ma piace??” chiese un giorno ad uno dei suoi avvocati.
“Come è strana la gente e come si perde dint’e chiacchiere…” dice tra se e se.
La sera arriva sempre presto a cancellare i lividi colori del giorno.
E’ passata un’altra giornata!
Michelangelo D.
(Uomo Ombra)
Per contattare la Redazione La Fenice o commentare l’articolo scrivi a: [email protected]